Castrum Sepulchri

Da Sebaste de Sepulca al 1261

Seborga è un comune della Repubblica Italiana, sito nella Regione Liguria a circa 500mt dal mare.

Territorio racchiuso tra le colline che innalzano il monte Bego e il mare, ricco di storia, da sempre meta di turisti ed appassionati di Ordini di ispirazione cavalleresca.

In epoca preistorica, il monte Bego (2872 m) e la zona circostante, a nord-est di Nizza, all’ovest di Tenda, fu un luogo religioso molto importante.

In quest’area sono racchiuse circa 40.000 incisioni rupestri a connotazione religiosa (Valle delle Meraviglie, Vallée des Merveilles).

Dal Mare, verso ovest un pò all’ovest delle Isole di Lerino e verso est tra Ventimiglia e Seborga si estende il Monte Bego. Si puo’ ipotizzare che alcuni sporadici insediamenti fossero già presenti attorno al 2000 a.C..

Il luogo dove oggi sorge Seborga divenne all’inizio un centro religioso per le popolazioni liguri e celto-liguri ed era usato come cimitero e menzionato dai Romani come Sepelegium o Sopelegium e quindi Sepulchrum.

Veniva usato anche il nome Pallantium che si presume deriva dalla locale tribù dei Pallantii, e che ancora oggi si può ritrovare nella località chiamata Pian di Palladino, a nord di Seborga.

I primi riferimenti storici di Seborga possono risalire al V secolo a.C., quando la presenza di corsari e pirati, probabilmente spinsero gli abitanti insediati nella fascia costiera a rifugiarsi  nel primo entroterra.

Attorno al 250 a.C. la Liguria occidentale, all’epoca facente parte della Gallia celtica, fu conquistata dai Romani. Gli insediamenti ivi presenti furono censiti e classificati come “burga” e gli abitanti cominciarono ad assumere una struttura ordinata, con l’istituzione di regole di vita comune. I Romani non furono inizialmente ben visti dalla popolazione locale, poiché quest’ultima era considerata barbara e non poteva godere dei benefici dello ius italicus, ossia un insieme di privilegi riguardanti specialmente l’economia e la pressione tributaria; gli abitanti pertanto tennero sempre un atteggiamento ostile verso i Romani, che venne meno soltanto con l’ottenimento della cittadinanza romana.

Attorno al 600 dopo Cristo, Seborga veniva anche chiamata dai Catari occitani come Spulgas o “Sepulgas de Sebaste”, i quali anch’essi consideravano Seborga come luogo sacro. “Spulga” significa “grotta”. Un’ ipotesi basata sul (sopran)nome bizzarro che Seborga ha portato nel Medio Evo : «Spulgas de Sebaste» : – “Spulgas” significa “grotte” utilizzabili come tombe, nascondigli… e – “Sebaste”, nome incomprensibile per Seborga, anche se Sebaste, Seborga e uno dei due santi locali (San Sebastiano) incominciano tutti e tre con le stesse lettere “Seb”.

Sorge un’ipotesi:Sebaste è il nome greco della città di Samaria, che gli fù attribuito nel I° secolo dopo la sua ricostruzione da parte di Erode il Grande.

All’origine, il termine “Samaria” designava non una città ma una regione centrale e storica in Palestina, in cui si trovano siti interessanti:

  1. a) la tomba del profeta Eliseo, ma non le sue spoglie
  2. b) le tombe dei Patriarchi
  3. c) Makron veniva venerato « come un dio » un morto crocefisso e « risorto » la cui tomba e spoglie facevano l’oggetto di culto e peregrinaggi fino al 362 con l’ordine dell’Imperatore Giuliano l’Apostata di distruggere la detta tomba e di cremarne le spoglie.

Secondo il teologo Teodoreto, è lì che fù sepolto il corpo decollato di Giovanni Battista, ma potrebbe aver confuso quel posto con Macheronto (all’est del Mar Morto), la fortezza dove Giovanni fù imprigionato (certi considerano che anche Giovanni Battista è risorto.

Comunque, visto l’importante traffico di reliquie nel Medio Evo, si potrebbe ipotizzare che qualche pietra(e) di tomba, oppure ossa, scheletro(i) o mummia(e), anche parziali, di presunta somma importanza per il Cristianesimo, sia(no) stata(e) custodita(e) in quel “nido d’aquila” che era Seborga.

La Liguria subì successivamente l’invasione di alcune popolazioni barbare, degli Ostrogoti e dei Bizantini, finché nel 64a3 fu conquistata dal re longobardo Rotari.

Nei primi anni del VIII secolo, visto l’intensificarsi delle scorrerie dei Saraceni, alcuni burga, tra cui Seborga, furono fortificati in funzione difensiva e divennero castra.

Nel 770, il Regno Longobardo fu annesso al Regno di Francia, che a sua volta fu inglobato nell’Impero Carolingio, a seguito del matrimonio tra Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio, e Carlo Magno.

Nel 789 Carlo Magno, nell’ambito dell’organizzazione dell’impero, istituì la Contea di Ventimiglia (comprendente Seborga), inizialmente dipendente dalla Marca Tuscia. Nell’890 il Marchese di Toscana Adalberto nominò Conte di Ventimiglia il figlio Bonifacio II, il quale, primo a fregiarsi di questo titolo, riuscì a rendere la Contea di Ventimiglia indipendente dalla Marca Tuscia.

Bonifacio, Conte di Ventimiglia, elesse il Castrum di Seborga quale luogo di sepoltura suo e dei suoi discendenti, modificando l’appellativo del paese in Castrum Sepulchri o Castrum de Sepulchro, sebbene a Seborga non siano in realtà mai stati ritrovati resti di tombe nobiliari.

Nel Medio Evo, Seborga era conosciuta come Castrum Sepulchri o Castrum de Sepulchro (Il castello del Sepolcro o attorno al Sepolcro) o Sepulchri Burgum. Da quest’ultima espressione derivano i nomi odierni in italiano di Seborga e in francese di Sabour(g).

Il feudo di Castrum Sepulchri  è citato in un documento del 954, che concerne la donazione del suddetto territorio da parte del Conte Guidone di Ventimiglia ai Padri benedettini dell’isola di Lerino, di un territorio di circa 14 km2 confinante con San Remo a nord (Repubblica di Genova) e con Perinaldo a sud (Regno dei Savoia), con Ospedaletti a est e con Vallebona a ovest (Repubblica di Genova), oltre alla Cappellania di San Michele a Ventimiglia (oggi chiesa di San Michele della Diocesi Ventimiglia-Sanremo).

Tale documento ritenuto apocrifo, probabilmente essendo andato perduto l’originale, nel 1304 fu nuovamente redatto da Padre Sicard (fonte amministrazione comunale di Seborga risalente al 1963) con le notizie in suo possesso e contenute nel documento originale ; ma questo rifacimento fu considerato autentico sino al 1757, anno in cui gli archivisti torinesi (non a caso…) misero in chiaro la sua falsità.

L’unico documento mai contestato e ritenuto originale del 1177, pervenuto fino ad oggi, riguardante una controversia tra i monaci di Lerino e i conti di Ventimiglia circa i confini delle corrispondenti proprietà tra Vallebona e Seborga, conferma l’esistenza dell’Antico Principato Abbaziale di Seborga.

Il territorio  seborghino, a seguito dell’atto di donazione del 954 d.C., continuò a dipendere amministrativamente dall’Abbazia di Lerino, ubicata nella  contea di Provenza che, dopo essere stata degli Angioini di Napoli, nel 1481 fu annessa al Regno di Francia.

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