I falsi miti

a Seborga

Il minuzioso studio storico-teologico condotto dal Principe-Abate in carica, Sua Altezza Reverendissima Giovanni Luca (al secolo Gianluca de Lucia) ha dimostrato che le idee di Giorgio Carbone volte a ricostituire un principato a Seborga, e che oggi ancora sostenute dai suoi successori, attualmente cappeggiati oggi dalla signora Nina Dobler siano in gran parte dei falsi storici. Qui di seguito indichiamo i falsi storici più ecletanti.

1). Seborga divenne un Principato Monastico Imperiale nel lontano 1079

Falso. Seborga divenne un Principato Abbaziale, ovvero retta da un Principe-Abate nell’anno 1261, anno di redazione ufficiale degli Statuti e Regolamenti del Principato.

2). I Cavalieri Templari, di cui alcuni Gran Maestri passarono per Seborga, ivi deposero le spade e divennero Monaci.

Falso. La presenza in Seborga, di una Cappella dedicata a San Bernardo e di un Oratorio eretto in onore di San Giovanni de Matha, a nostro avviso, non conferma ufficialmente che i Cavalieri del Tempio abbiano vissuto e quindi deposto le armi a Seborga. Né che questi Cavalieri siano poi divenuti i monaci che costituirono il Principato di Seborga, retto da monaci prima della sua costituzione del 1261 ovvero dal 954 d.c.. Riguardo le vicende storiche di San Bernardo da Chiaravalle quale Gran Maestro dell’Ordine dei Templari dopo Payen sono false e non supportate da fonte storica. Inoltre essendo un religioso come potrebbe indossare armi come i guerrieri? Si tratterebbe di eresia. Tra l’altro potrebbe essere che la Cappella era dedicata a San Bernardo di Mentone, che nulla a che fare con San Bernardo da Chiaravalle.

3). L’atto di vendita del 30 gennaio 1729 non venne mai registrato.

Falso. L’atto di vendita autorizzato da Papa Benedetto XIII nel 1728, redatto e registrato a Parigi il 30 gennaio 1729 è conservato in copia presso l’Archivio di Stato di Torino.

4). L’atto di vendita del 30 gennaio 1729 riguardava il semplice possesso dei territori di Seborga e non la sovranità su di essa.

Falso. Tale atto di vendita stabilì la cessione dei territori di Seborga e delle le pertinenze come ad esempio la Cappellania di San Michele (oggi Chiesa di San Michele a Ventimiglia)  e dei titoli nobiliari di cui si fregiavano gli Abati di Seborga e Lerino.

5). Constato che i monaci hanno lasciato Seborga tre secoli fa, secondo Giorgio Carbone, Marcello Menegatto, e Nina Dobler, il diritto di eleggere il Principe-Abate spetterebbe ai cittadini e residenti di Seborga; secondo il Dott. Diego Beltrutti il diritto di eleggere il principe spetterebbe ai cavalieri di ispirazione templare o del Santo Sepolcro, comunque fondati da Giorgio Carbone.

Falso. Dal punto di vista giuridico non è possibile traslare un diritto costituito da religiosi a soggetti terzi. In tale contesto, i monaci lasciarono Seborga per effetto della tentata vendita in Parigi, in virtù del fatto che il Re di Sardegna effettuò il pagamento mediante due titoli di credito, ricevuti come da quietanza in atto dal Presbitero Economo, Padre Benoit de Benoit, delegato dall’ultimo Principe-Abate Mons. Fauste de Ballon.

6). La bandiera e il blasone utilizzata dalla sig.ra Dobler non rappresenta l’antico principato.

Falso. Bandiera e blasone sono frutto della fantasia di Carbone. Guardando la bandiera a sinistra si ritrova il blasone della monarchia greca, oppure anche il blasone della monarchia italiana ritinteggiato di azzurro in luogo dal rosso, e a destra sono collocate le nove bande blu che rappresentano i nove cavalieri fondatori dell’Ordine del Tempio,  che ribadiamo non vi sia prova che i Templari abbiano avuto connessione con i monaci di Seborga e di Lerino.

7). Il titolo Sua Altezza Serenissima (S.A.S.) è religioso?

Falso. Il titolo che assunse Giorgio Carbone, al momento della sua autoproclamazione e che ancora oggi utilizza Nina Dobler, è un titolo dinastico, utilizzato esclusivamente da monarchi o aristocratici, non da religiosi.

Si rende evidente che il principato di Seborga, fondato da Giorgio Carbone e mantenuto in attività dai suoi presunti successori non sia la vera ricostruzione dell’antico Principato Abbaziale di Seborga.

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