A seguito del rogito notarile in Parigi, il Re, Sua Maestà Vittorio Amedeo di Savoia diede incarico di effetturare la presa di possesso di Seborga.
Un’intera legione dell’armata sabauda si reco’ nei territori seborghini.
All’avvenuta presa di possesso, da parte di Savoia, con « ampia libertà di metedo », per giustificare l’impiego di una legione, che potesse garantire un’ipotetico conflitto coi genovesi, come fu previsto nell’atto di vendita da parte dell’Avvocato Francesco Lea, delegato reale di casa Savoia, la restante somma di 132.000 Lire di valuta sabauda, sarebbe dovuta pervenire ai Padri di Lerino per essere trasferita alla Repubblica di Genova, come disposto dal Sommo Pontefice Benedetto XIII e dal suo delegato per il pagamento dei debiti contratti dai monaci in precedenza.
Pur sapendo che tale saldo di denaro non sarebbe mai pervenuto o addirittura regolarizzato, poiché la Repubblica di Genova che aveva esercitato innumerevoli pressioni, presso la Santa Sede, per ottenere precedentemente l’autorizzazione all’alienazione dell’Antico Principato di Seborga, i Savoia presero il possesso di Seborga in accordo con i monaci contestualmente alla firma del rogito notarile a Parigi il 30 gennaio 1729.
Fu organizzata una presa di possesso effettiva con tanto di giuramento uffciale da parte dei Consoli e Sindaci di Seborga e tutti i sudditi seborghini in presenza della guarnigione sabauda.
I monaci di Lerino, lasciarono definitamente il territorio Abbaziale del Principato di Seborga entro il 1730.
Grazie all’avvenuto acquisto, i Savoia, continuarono la loro occupazione, considerata dai genovesi illegittima.
Diversi brogliacci sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Torino, ma non comprovano l’effettivo pagamento dei debiti, mediante il saldo delle 132.000 Lire di valuta sabauda alla Repubblica di Genova, a causa dell’ assenza della quietanza registrata.
Risulta da un atto redatto e trascritto da Charles Franchi, archivista del Re, in data 10 agosto 1797, una garanzia di pagamento che l’Avvocato Francesco Lea consegno’ a Padre Benoit il giorno della vendita di importo pari a 186.000 Lire di valuta sabauda.
Tale garazia si evince dall’atto avrebbe dovuto prendere effetto in caso di mancanza del saldo delle 132.000 lire valuta sabauda restanti.
Nessuna informazione circa tale garanzia di pagamento da riconsegnare al momento dell’effettiva occupazione territoriale da parte dei Savoia dell’Antico Principato Abbaziale di Seborga risulta essere realmente esistita, né viene citata nell’atto originale di vendita. Per cui è lecito presumere che il Re di Sardegna l’abbia fatta redigere per evitare contenziosi ulteriori con la Repubblica di Genova, riversando gni responsabilità sui Padri di Lerino.
La Repubblica di Genova, evidentemente all’oscuro della situazione che i Savoia avevano creato grazie alla complicità dei Monaci di Lerino, al tacito assenso del dell’Arcivescovo di Embrun e probabilmente anche a causa del disinteressamneto del Sommo Pontefice, in seguito al rogito fece diverse pressioni presso la Santa Sede per scacciare i Savoia da Seborga.
A seguito delle numerose sollecitazioni, Papa Benedetto XIV, fu costretto nel 1748 a regolarizzare l’occupazione Sabauda emettendo una Bolla Pontificale (Bulla Pontificalis) che sanci’ il Protettorato Sabaudo a Seborga. Tale documento si presume essere custodito nell’Archivio Segreto della Santa Sede (fonte Don Antonio Allaria Olivieri).
Una prova evidente di questa affermazione è visibile ogni giorno a Seborga, nella statua eretta dai seborghini a Re Umberto I, datata 20 settebre 1920, nella quale vi è iscritta la citazione testuale : Seborga nei secoli fedele alla Dinastia Protettrice.
Il cosiddetto Principato Abbaziale di Seborga fu annesso ai domini dei Savoia il 30 gennaio 1729 che, però, non ebbero il diritto di fregiarsi del titolo di Principe che poteva essere assunto solo da un religioso ; per questo motivo nella statua eretta il 20 settembre 1929 si affigge : Seborga…e non ad esempio : i sudditi del Principato…
Seborga venne amministrata dai Savoia sino al 1946 e dopo l’avvento della Repubblica divenne, di fatto, annessa alla Stato Italiano.
Per questo motivo oggi Seborga è territorio italiano.